
Henry George William Parland nasce nel 1908 a Viborg (Viipuri), città allora appartenente alla Finlandia. Henry cresce in una famiglia cosmopolita, dove si parlano tedesco e russo; apprenderà il finlandese e lo svedese solo in un secondo momento. Nonostante non raggiunga mai una competenza linguistica paragonabile a quella di un madrelingua, la sua intera produzione di scrittore e gran parte di quella da giornalista sono in svedese. Nel 1926 vengono pubblicate alcune sue novelle nelle riviste Allas Krönika e Västra Nyland, mentre nel 1927 inizia a collaborare con la più famosa Quosego accanto ai più importanti poeti svedesi di Finlandia del tempo, tra cui Gunnar Björling, figura-chiave per il giovane Henry.
La memoria tra
letteratura e fotografia: Sönder di
Henry Parland
di Alessandro
Esculapio, Università degli Studi di Milano
Henry George William Parland
nasce nel 1908 a Viborg (Viipuri), città allora appartenente alla Finlandia.
Henry cresce in una famiglia cosmopolita, dove si parlano tedesco e russo;
apprenderà il finlandese e lo svedese solo in un secondo momento. Nonostante
non raggiunga mai una competenza linguistica paragonabile a quella di un
madrelingua, la sua intera produzione di scrittore e gran parte di quella da
giornalista sono in svedese. Nel 1926 vengono pubblicate alcune sue novelle
nelle riviste Allas Krönika e Västra Nyland, mentre nel 1927 inizia a
collaborare con la più famosa Quosego
accanto ai più importanti poeti svedesi di Finlandia del tempo, tra cui Gunnar Björling,
figura-chiave per il giovane Henry. Al trasferimento nella capitale Helsinki
corrispondono gli anni di “livsstudier” (studi di vita), i quali costituiscono
la materia prima delle sue poesie giovanili, pubblicate in seguito nella
raccolta Idealrealisation (Svendita
degli ideali, 1929). La sua produzione letteraria mira a rappresentare la
moderna vita urbana con sguardo disincantato e ironico; suoi maestri, oltre ai
conterranei Björling e Diktonius, sono i surrealisti, i dadaisti e i futuristi
russi. Preoccupati dallo stile di vita bohémien del figlio, i genitori di Henry
decidono di allontanarlo dalla capitale finlandese. La destinazione scelta per
il trasferimento del giovane poeta è Kaunas, allora capitale della Lituania,
dove vive lo zio materno. Qui Henry diventa corrispondente per alcune testate
finlandesi e lavora per il consolato svedese con mansioni di segretario.
Parallelamente scrive novelle, poesie e un romanzo, che purtroppo rimarrà
incompiuto a causa della sua morte precoce, avvenuta nel 1930.
Sönder
(om framkallning av Veloxpapper)
– ovvero A pezzi (sullo sviluppo della carta Velox), questo il titolo dell’opera
narrativa – è una delle vette creative della letteratura svedese di Finlandia. Nel
romanzo la modernità è filtrata a tutti i livelli: nella forma, nella lingua,
nel contenuto e, seppur involontariamente, nella sua incompletezza.
Sönder racchiude in sé due storie che
si intrecciano nel corso del racconto: la storia del romanzo, della sua genesi
e della sua stesura e la storia di Amy, la ragazza amata dal protagonista e
tragicamente scomparsa. La riflessione metanarrativa, caratteristica del
modernismo europeo, si ispira ironicamente al capolavoro di Proust, Alla ricerca del tempo perduto, a cui è
dedicato lo scherzoso motto che apre l’opera: ”Denna bok är kanske ett plagiat
av Marcel Proust” (Questo libro è forse un plagio di Marcel Proust). Henry, il
narratore e protagonista omonimo del romanzo, dichiara di scrivere il romanzo
perché desidera far rivivere l’amata Amy, il cui ricordo risulta sfocato nella
memoria collettiva di coloro che l’hanno conosciuta. La metafora fotografica
non è casuale, poiché è proprio grazie alle fotografie di lei che Henry
cercherà di ricostruire la personalità della ragazza. Le immagini su cui Henry
basa la sua ricostruzione ispirano gli episodi frammentari che compongono il
romanzo, il quale, giunto per così dire al termine, appare come un collage di
istantanee. Il tempo della storia è compreso fra due autunni, ma non è chiaro
se si tratti di un arco temporale di uno o più anni. Il luogo in cui le vicende
si svolgono è invece chiaro: si tratta di Helsinki, la capitale finlandese. Le
varie scene tuttavia non sono ambientate in luoghi precisi: caffè, ristoranti,
taverne e siti balneari rimangono infatti indistinti. Gli unici luoghi definiti
sono le abitazioni di Henry e Amy. L’ambientazione urbana potrebbe portare a
considerare Sönder come romanzo della moderna Helsinki, specialmente
della capitale del primo Novecento, animata dalla musica jazz e da danze
turbinanti, sulla falsariga delle grandi capitali europee, in particolare
Parigi.
La macchina fotografica attira
l’occhio del Parland futurista, sensibile a tutte le manifestazioni della
modernità, dall’abito al cinema, dalla flanêrie alle innovazioni meccaniche,
senza tuttavia fermarsi alla superficie. L’autore sviluppa infatti un implicito
parallelo tra il ritratto fotografico e la memoria, entrambi effimeri, banali
tentativi di contrastare lo scorrere del tempo. Oltre all’affinità con l’opera
di Proust, in cui alla fotografia è affidato un ruolo analogo, l’autore
anticipa in forma narrativa le riflessioni di intellettuali come Susan Sontag e
Roland Barthes, i quali a loro volta associano la fotografia all’idea della
morte e della resurrezione, rispettivamente nei saggi Sulla fotografia (1973) e La
camera chiara (1980).
L’uso di istantanee
in veste di stimulus narrativo nel
corso della narrazione ricorda inoltre importanti sperimentazioni successive,
quali ad esempio i romanzi di W.G. Sebald o Coming
Through Slaughter di Michael Ondaatje. È dunque possibile leggere Sönder da una prospettiva intermediale,
ovvero analizzare il rapporto tra parola scritta e immagine nel testo, nel caso
specifico tra prosa e fotografia. Si entra così nel campo della letteratura
ecfrastica (dal greco ekphrasis,
composto da “fuori” e “parlare”, ovvero “descrivere
dettagliatamente”), vale a dire quel genere di prosa o poesia che descrive o
interpreta un’opera d’arte visuale. L’esempio più citato dagli studiosi del
genere, forse perché anche quello più antico e universalmente riconosciuto, è
la descrizione dello scudo di Achille nel libro XVIII dell’Iliade. Hans Lund, studioso svedese la cui opera risulta
fondamentale per chi si occupa del genere, specialmente in Scandinavia,
distingue due tipi principali di approccio all’immagine: l’ecfrasi narrativa e
l’ecfrasi istantanea (in svedese “det frusna ögonblickets ekfras”, l’ecfrasi del
momento congelato). Nel corso del romanzo, Parland ricorre più volte a
entrambe. Il narratore descrive le fotografie che suscitano il ricordo, e in
questo caso si parla di ecfrasi istantanea, ma non solo; egli interagisce con
esse e con la stessa Amy, la quale si muove, parla, commenta gli abiti e la
stanza dello scrittore come se vivesse ancora nel mondo a tre dimensioni. In
questo caso si parla invece di ecfrasi narrativa. Il romanzo può essere
considerato solo in parte un esempio di letteratura ecfrastica, tuttavia vi si
ritrova un utilizzo originale di questo espediente retorico.
Il surrealismo giocoso del romanzo è inoltre amplificato dal ricorso al
cosiddetto “effetto di straniamento”, concetto teorizzato dal formalista russo
Viktor Šklovskij
nel saggio Teoria della prosa. Per straniamento
s’intende quel procedimento poetico per cui un oggetto quotidiano è
rappresentato in modo tale da risultare nuovo e inedito al lettore. L’effetto
di straniamento coglie così di sorpresa la nostra mente e le nostre percezioni,
le quali, abituate ormai a date rappresentazioni degli oggetti che ci
circondano, sono vittime di quel processo che Šklovskij chiama “automatizzazione”. Durante tutto il
corso del romanzo, Parland descrive una moltitudine di oggetti inanimati che
prendono vita, interagiscono col protagonista, manifestano sentimenti umani che
i personaggi della storia non sembrano essere in grado di provare. Ma non solo
gli oggetti, anche Amy stessa è vittima di un processo di automatizzazione che
ha reso il suo ricordo sfalsato e inesatto; scopo di Henry narratore è dunque
quello di rendere giustizia alla fanciulla amata, donarle nuovamente freschezza
e imprevedibilità, caratteri portanti della sua personalità contraddittoria.
Quando leggiamo Sönder ci
ritroviamo davanti a una perla del modernismo scandinavo, ricca di una giocosa
ironia, ma anche di un profondo pessimismo, che tuttavia non sfocia mai nel
nichilismo. Tramite la sua opera, Henry Parland vuole regalarci l’opportunità
di vedere il mondo con i suoi occhi, quelli di un giovane scrittore senza
patria, di un flanêur dal
sorriso obliquo che osserva una Helsinki in movimento, di un uomo del primo
Novecento che si sforza di rappresentare il mondo attorno a sé. E sappiamo che
un regalo non si rifiuta mai. Sönder,
già tradotto in diverse lingue europee, non è ancora apparso in italiano.
Bibliografia dell’opera di Henry Parland
Idealrealisation, Helsinki, 1929.
Återsken (red. di Gunnar Björling, Rabbe Enckell, Sven Grönvall,
Oswald Parland), Helsinki, 1932.
Hamlet sade det vackrare (red. di Oscar Parland), Helsinki, 1964.
Den stora Dagenefter. Samlad
prosa I (red. di Oscar Parland), Helsinki,
1966.
Säginteannat. Samlad prosa II (red. di Oscar Parland), Helsinki, 1970.
Sönder (om framkallning av
Veloxpapper), Stockholm, 1987.
Bibliografia aggiuntiva
Barthes, Roland, La camera
chiara, trad. it. di R.
Guideri, Torino, Einaudi, 1980.
Lund,
Hans, Texten som tavla. Studier i litterär bildtransformation, Lund, Liber, 1982.
Šklovskij, Viktor, Teoria
della prosa, trad.
it. di C. G. De Michelis e R. Oliva, Torino, Einaudi, 1976.
Sontag, Susan, Sulla
fotografia, trad.
it. di E. Capriolo, Torino, Einaudi, 1978.
Stam,
Per, Krapula. Henry Parland och romanprojektet Sönder, Uppsala/Helsinki, Uppsala
universitet/Svenska Litteratursällskapet i Finland, 1998.