
Kerstin Ekman, Mordets praktik (“La pratica dell’omicidio”), Stockholm, Bonniers, 2009, romanzo, 208pp. //
Dopo il romanzo Gregorius di Bengt Ohlsson del 2004, che racconta la nuova storia di colui che era la vittima del protagonista nel Doktor Glas di Hjalmar Söderberg, ecco un nuovo romanzo che attualizza ancora, in modo diverso, quel grande classico della letteratura svedese del 1905.
Il titolo del romanzo si basa sul doppio senso intraducibile di praktik, che in svedee significa sia ‘pratica’ sia, più concretamente, lo ‘studio’ in cui un medico svolge la sua attività.
Kerstin Ekman, Mordets praktik (“La pratica dell’omicidio”), Stockholm, Bonniers,
2009, romanzo, 208pp.
Dopo il
romanzo Gregorius di Bengt Ohlsson
del 2004, che racconta la nuova storia di colui che era la vittima del
protagonista nel Doktor Glas di
Hjalmar Söderberg, ecco un nuovo romanzo che attualizza ancora, in modo
diverso, quel grande classico della letteratura svedese del 1905.
Il titolo
del romanzo si basa sul doppio senso intraducibile di praktik, che in svedee significa sia ‘pratica’ sia, più
concretamente, lo ‘studio’ in cui un medico svolge la sua attività. Il
protagonista e narratore del romanzo in forma di diario è Pontus Revinge,
medico e omicida, nonché – a suo dire – “lettore ideale” di Doktor Glas di Söderberg, a sua volta romanzo-diario
che ha per protagonista un medico e omicida.
Il diario di
Revinge è redatto in un tempo che va dall’inizio del 1906, dopo la lettura di Doktor Glas, fino al 1919, quando
l’autore, probabilmente sul punto di essere scoperto, decide di bruciare le
pagine in cui racconta la sua vita e, con questa, la decisiva azione attraverso
cui cerca di riscattarla, sbarazzandosi del più anziano medico Johannes Skade,
presso il cui studio Revinge lavora.
Uomo-ombra in
più sensi, Revinge prende il posto di Skade; gestisce lo studio medico dopo il suo
decesso; ne sposa la vedova Elsa inizialmente ignara, convincendola
dell’opportunità economica dell’unione; s’innamora segretamente della figlia di
Johannes ed Elsa, Frida. Elsa accetta il patto d’affari proposto da Revinge, ma
finisce, una volta diventata sua moglie, per desiderarlo. Revinge tuttavia – come
il suo modello Glas – aborrisce il contatto fisico e cura la moglie come una
delle sue tante pazienti, con i calmanti. La passione di Elsa si trasforma così
in rabbia e ostilità, e il lettore comprende anche che la donna comincia a
intuire qualcosa sulle vere ragioni della morte del primo marito.
A differenza
del modello söderberghiano, gli appunti non sono datati con precisione e
coprono un periodo di parecchi anni. Il narratore e autore del diario sparge comunque
un numero sufficiente d’indizi temporali nelle sue pagine, che segnalano sia i
salti in avanti (siamo informati che molte pagine sono state distrutte dal loro
autore perché insignificanti e triviali), sia il recupero di avvenimenti
precedenti allo incipit. Tra gli antecedenti importanti vi è sicuramente il
racconto di come lo stoccolmese Revinge conosce, attraverso un amico, lo
scrittore Hjalmar Söderberg attorno al 1901, e di come Söderberg ne approfitta
per chiedere al medico alcune informazioni sugli effetti del cianuro. Solo
quando Revinge legge Doktor Glas
qualche anno dopo, si rende conto che quelle informazioni sono servite per
creare l’intreccio del romanzo. Revinge si reputa perciò, oltre che il lettore
ideale, addirittura il modello e, in un certo senso, la genesi del grande
romanzo di Söderberg. Le modalità con cui Revinge uccide Skade appaiono in
verità come una replica dell’omicidio fittizio compiuto da Glas ai danni del
suo antagonista, il pastore Gregorius: nello studio medico in cui entrambi
lavorano, Revinge offre a Skade, come se fosse una caramella, una delle pillole
di cianuro che porta sempre con sé in un astuccio, Skade accetta e ingerisce, è
colpito da arresto cardiaco, l’autopsia non ha mai luogo e nessuno sospetta di
Revinge.
L’uomo-ombra
Pontus Revinge si comporta dunque come il modello e come l’interprete-esecutore
ideale della verità contenuta nel Doktor
Glas. La rappresentazione del sé interiore e del mondo sociale offerta dal
diario di Revinge realizza però – rispetto alle opere di Söderberg – una decisa
amplificazione dei lati più bui, sordidi e nascosti della realtà oscariana
svedese (dell’età di re Oscar II, 1872-1907) dietro la sua ingannevole facciata
di euforica belle époque: quando è un
dottore insignificante e squattrinato, Revinge fa le visite mediche alle donne
nei bordelli, vedendo gli effetti di quel lavoro; quando è il rispettato
successore di Skade nello studio di Tegnérgatan si preoccupa di lenire il
dolore di vivere di donne borghesi insonni e nervose, attraverso calmanti e
oppio. Dalle stesse opinioni di Revinge, dal suo sottile disgusto del corpo e
del sesso, e dalla sua capacità di osservare il mondo circostante, viene fuori
un’immagine opprimente delle dure regole e del sessismo che determina ruoli e
rapporti in quella società. La sensibilità poetica di Söderberg funge
naturalmente per la Ekman da grande guida storica in quel mondo infelice e solo
apparentemente gioioso. Tuttavia, osserva Revinge anche con una dose di
invidia, Söderberg è capace nel Doktor
Glas di sublimare in poesia inarrivabile la sordida realtà che pure riesce
a rappresentare e denunciare. Attraverso la penna meno abile di Revinge, la
Ekman descrive invece quel mondo più
esplicitamente. Uno dei temi rilevanti e interessanti sviluppati all’interno
del gioco metaletterario creato da Mordets
praktik riguarda così il realismo, le sue possibilità e i suoi limiti. Nel diario come nella vita, Revinge
lotta con la trivialità e la prosaicità.
Le
apparizioni di Hjalmar Söderberg sono numerose, lungo tutto il diario.
Söderberg è un personaggio, un noto scrittore contemporaneo che Revinge
incrocia più volte, a Stoccolma come in Danimarca; inoltre Revinge, lettore
attento e appassionato di Söderberg e imitatore del suo stile, commenta nelle
sue pagine tutte le opere maggiori dello scrittore. Mordets praktik risulta essere dunque anche un romanzo su Söderberg,
una sua forte attualizzazione.
L’arco di
anni coperto dalle pagine del diario permette di illustrare un lento ma
inesorabile mutamento storico, l’uscita dall’età oscariana e l’ingresso in una
fase più moderna e democratica della società svedese. Cambiano, soprattutto, la
posizione e la condizione della donna, e il mutamento è descritto attraverso le
figure femminili che interagiscono con il protagonista: la madre, morbosamente
attaccata al figlio, che genera in lui sia dipendenza che repulsione; la moglie
Elsa; la figliastra Frida e la dottoressa, collega di Frida, Ida Tjerning.
Frida, che pure nutre affetto nei confronti sia dei genitori sia, poi, del
patrigno, compie scelte coraggiose, disapprovate dagli adulti secondo le loro
norme di rispettabilità e decoro borghese. Decide di dedicarsi agli altri
attraverso il lavoro di infermiera, scegliendo la propria strada nonostante gli
ammonimenti degli adulti in senso contrario. Agli occhi di Revinge, che adora
Frida, quel lavoro duro la fa ‘sfiorire’ (le donne sono generalmente odiate e
disprezzate da Revinge, tranne quelle ‘pure’ come Frida, degne di un’adorazione
casta). Importante per l’evoluzione dell’intreccio è Ida Tjerning, donna
emancipata e medico. La Tjerning, che beve whisky e legge i nuovi romanzi
criminali alla moda, diventa l’aborrita antagonista e lo spauracchio di
Revinge, anche perché entra in confidenza con Elsa, comincia a notare segnali e
incongruenze nel comportamento del medico e, infine, non esita a rivelare
apertamente, a lui e a Frida, i suoi sospetti. L’orizzonte del romanzo giallo è
così accennato, seppure come una prospettiva periferica ed esterna al nostro romanzo:
Mordets praktik avrebbe cioè potuto
essere un romanzo giallo, se il punto di vista del racconto fosse stato quello
della Tjerning che compie l’indagine e non quello introspettivo dell’assassino.
Un’altra
importante marca di questo romanzo è il pastiche linguistico e storico, nel
senso che è scritto ‘come’ Doktor Glas,
con i suoi stessi stilemi. Quando, verso la fine del racconto (siamo dunque
attorno al 1919) Revinge concede all’amata figliastra di leggere alcune pagine
di ciò che scrive, Frida osserva divertita che così, ormai, non scrive più
nessuno: neanche l’onorata Selma Lagerlöf usa più le forme plurali del verbo,
che invece il diario di Revinge, e dunque il romanzo della Ekman, usa coerentemente
(Selma Lagerlöf fu segnatamente la prima, ne Il viaggio di Nils Holgersson, 1906-7, a introdurre quella novità
nella lingua scritta).
Mordets praktik è in conclusione un romanzo che usa
la metaletterarietà e la ricostruzione storica sulle tracce di Söderberg con
notevole intelligenza critica, padronanza stilistica e sensibilità sociale e
psicologica. Ne risulta un’interpretazione e una nuova creazione sulla base del
modello Doktor Glas valida da molti
punti di vista e ricca di spunti. È una moderna prospettiva femminile quella
che si esprime in questo romanzo storico-psicologico e ‘quasi giallo’, con poca
azione esterna e molto spazio per l’amara riflessione esistenziale del
protagonista maschile, il quale alla fine, come il suo modello del 1905,
constata che la presunta azione liberatrice non ha mosso di una virgola la sua
inerzia vitale, il suo “idealismo ferito” e il suo tedio. La ‘replica’ amplificata
e stilisticamente meno poetica e più prosaica dell’uomo oscariano solo e “sotto vetro”,
incapsulato nel suo terrore di vivere le relazioni e il contatto con gli altri,
fa indubbiamente risorgere quel mondo
sociale e quello spazio urbano già immortalati da Söderberg. Questo
porta il romanzo sul piano di una competizione con lo stile inimitabile di Söderberg
in Doktor Glas; una scelta senz’altro
voluta e calcolata dalla Ekman, e coraggiosa.